Una rete per la legalità lungo tutto lo Stivale che produce frutti contro le mafie: saranno circa 1.000 i giovani e meno giovani che parteciperanno per tutta l’estate (fino ai primi di ottobre) ai laboratori e ai campi di lavoro, una volta patrimonio di potenti clan,a fianco di migranti fuggiti da guerre e violenze. I campi antimafia tornano, infatti, quest’anno con una novità ispirandosi ai valori di base, “accoglienza, integrazione, leva culturale”, che hanno dato vita, già 11 anni fa, a un progetto di legalità organizzato dall’Arci insieme a Cgil, Spi Cgil, Flai Cgil, Rete degli studenti medi, Unione degli universitari e Libera. Libera: giovani e migranti insieme per la legalità. Ripartono i campi antimafia. Il progetto di accoglienza dell’Arci si incrocia così con quello dei campi della legalità democratica. “I migranti alla ricerca di un riscatto in Italia hanno la possibilità di fare esperienza nei nostri campi – spiega all’AdnKronos Davide Vecchiato, responsabile della commissione Antimafia sociale e Legalità democratica dell’Arci – Diamo loro questa opportunità, innanzitutto perché abbiano coscienza della pericolosità della mafia, ma anche perché si arricchiscano di valori “come quello di mettersi in gioco a favore degli altri”. Cosa si coltiva nei campi di Libera? Nei campi di lavoro, organizzati in Lombardia, Veneto, Liguria, Piemonte, Marche, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia, si coltivano, pomodori, frumento, cereali oltre ai valori della legalità. Ma non solo agricoltura. Si realizzano anche prodotti artigianali, specie nei laboratori del Nord. “Tutte attività svolte in luoghi in cui è previsto il ripristino sociale dell’uso di beni confiscati alle mafie”, precisa Vecchiato. “I giovani volontari – dice Vecchiato – arrivano da tutta Italia e supportano gli operatori che lavorano già sui campi o nei laboratori. Quel che li accomuna è la buona volontà, l’energia il coraggio nello svolgere un’attività che contribuisce al riscatto del bene confiscato in tutti quei luoghi che nel passato sono stati aggrediti dal malaffare e dalla criminalità”. E i frutti di questo lavoro (in tutti i sensi) si raccolgono. L’obiettivo è restituire i beni confiscati alla comunità, tornare a renderli produttivi e vivi, animarli con iniziative culturali, formative e informative sulla difesa della democrazia, della legalità, della giustizia sociale, del diritto al lavoro. “E’ importante trasmettere ai ragazzi una sempre più articolata cultura della legalità”, sottolinea Vecchiato. Il primo campo a partire sarà quello a Corleone, in Sicilia, nel mese di maggio. “Corleone – afferma Vecchiato – è un luogo simbolo della mafia, da lì partivano gli ordini per attività economiche illegali. Oggi con i campi della legalità rappresenta simbolicamente l’opposto: un modello di economia positiva”. Da quando sono iniziati, nel 2005, i campi (quelli gestiti dall’Arci sono una trentina) hanno ospitato migliaia di giovani (l’iscrizione, direttamente al portale campidellalegalita.it, è possibile anche per i minorenni), e hanno visto impegnati nel lavoro volontario anche tanti anziani, in un’ottica positiva di scambio di memoria e di rapporto intergenerazionale. Ai campi, nel 2015, hanno partecipato circa 700 persone. Di queste, più della metà, sono stati ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni, e quasi un terzo giovani tra i 20 e i 29 anni. La presenza femminile è stata superiore a quella maschile. (ADNKRONOS)
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